Project Description
Sentiero n. 1 - Sentiero dell’Eremo
località | quota | distanza | andata | ritorno | difficoltà |
Cassone, strada regionale 249 “Gardesana Orientale” | 70 | – | ↓ | 0.01 | – |
Cassone, piazza Giarola (bivio sent 9) | 87 | 150 | 0.03 | 0.04 | T |
bivio sent. 31 | 138 | 350 | 0.07 | 0.15 | T |
pressi di Fichet (bivio sent. val dei Molini) | 260 | 440 | 0.25 | 0.05 | T |
Fichet | 304 | 280 | 0.05 | 0.25 | T |
Capitello della Merla | 518 | 920 | 0.40 | 0.35 | T |
Eremo dei SS. Benigno e Caro | 830 | 1140 | 0.55 | 0.35 | T |
Porta del Vescovo | 840 | 1700 | 0.35 | 0.13 | T |
pressi di Malga Fiabio (bivio sent. 9) | 730 | 570 | 0.08 | 0.02 | T |
Malga Fiabio (bivio sent. 7) | 720 | 190 | 0.02 | 0.45 | T |
pressi di S. Maggiore (bivio sent. 13) | 410 | 1960 | 0.30 | 0.15 | T |
Hotel Belvedere | 267 | 720 | 0.10 | 0.30 | T |
Malcesine, funivia Monte Baldo | 80 | 1380 | 0.20 | ↑ | T |
totale | – | 9800 | 4.00 | 3.45 | – |
Itinerario tra i più frequentati del Monte Baldo. Nella prima metà l’itinerario sale ripido dalla sponda del lago a Cassone fino all’eremo dei santi Benigno e Caro, alla base delle imponenti pale rocciose del versante lacustre del Monte Baldo. Nella seconda parte cala a Malcesine, percorrendo a ritroso la tradizionale via d’accesso all’eremo da Malcesine.
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Dalla fermata del bus a Cassone, in corrispondenza del ponte sul fiume Aril, si segue la strada regionale 249 “Gardesana Orientale” verso Malcesine e dopo 50 metri si imbocca a destra la streta Via S. Carlo che s’incunea tra le case e sale in breve a Piazza Giarola, antistante l’edificio dell’antico oratorio dei SS. Benigno e Caro. Da Piazza Giarola si imbocca lo stradello acciottolato (comune agli itinerari n. 1 e 31) che sottopassa un volto ed esce dall’abitato inoltrandosi tra gli olivi. Dopo circa 350 metri dalla piazzetta s’arriva al bivio dove si lascia a destra l’itinerario per Sommavilla (segnavia n. 31) e si prosegue in salita lungo lo stradello un tempo acciottolato ma ora cementato. Raggiunto il limite superiore della fascia coltivata ad olivo lo stradello lascia a sinistra il sentiero che cala in val dei Molini e piegando decisamente a destra raggiunge località Fichet, ultimo insediamento abitato su questa parte del Monte Baldo. Da Fichet si prosegue ancora in salita, ora su mulattiera acciottolata, e si entra nella fascia del bosco ceduo. Dopo alcuni tornanti la mulattiera s’affaccia sull’orlo della profonda valle del Torrente in corrispondenza del tornante dove sorge il Capitello della Merla, con affresco raffigurante S. Zeno e la Madonna. Secondo la tradizione l’edicola religiosa è legata ad un episodio della vita dei santi Benigno e Caro, vissuti nel IX secolo nell’eremo ai piedi del Monte Baldo. Il poeta veronese Berto Barbarani, in occasione della sua visita all’eremo nel 1926, nel corso d’una piacevole escursione che egli stesso definì “benigna e cara”, così scrisse a proposito del Capitello della Merla: “Racconta il Della Corte, nella sua “Historia di Verona”, che dovendo Re Pipino, per incarico di Carlo Magno, entrare in guerra coi Veneziani, deliberò prima di partirsene e forse per scongiuro, di far trasportare il corpo di San Zeno, patrono di Verona, nella chiesa che per lui era stata condotta a termine. Ora avvenne che quando si trattò di levare il corpo, questo pareva inchiodato al suolo e non fu possibile smuoverlo. Miracolo! Come fare? Una vecchia indovina suggerì al Vescovo di chiamare i due santi eremiti Benigno e Caro, che vivevano in stretta astinenza sui monti di Malcesine. Il diavolo “per ispaventarli dal venire a far così degna opera, più volte in forma di merla si presentò loro, giù per il monte studiando col batter delle ali e col rauco stridor di voce, dimostrare che questa loro andata avrebbe portato grandissimi danni generali”. L’eremita Benigno, che aveva mangiato la foglia, intimò alla merla di fermarsi a mezzo monte e quella si fermò. Li eremiti giunti indisturbati in città, con due sole dita traslarono il corpo nella chiesa, poi tornarono alla spelonca e si soffermarono sul luogo dove Benigno aveva intimato alla merla di fermarsi, per liberarla dall’incantesimo. Ma questa, era già morta di fame. Certamente – mormorò Benigno – di vita e di perdono e non di morte era degno tanto uccello! E digiunò quaranta giorni! Per commemorare tale fatto, venne eretto sul luogo un capitello sormontato da una merla di rame, che poi fu trasportata nella chiesa di San Zeno a Malcesine”.
Il pittore inglese Edward Theodore Compton, che visitò l’eremo agli inizi del Novecento, dipinse il capitello in un suo celebre acquerello.
Ancora seguendo la mulattiera acciottolata si sale con diversi lunghi tornanti nel bosco la base della pala rocciosa di S. Zeno e si esce infine sul panoramico dosso prativo nei pressi dell’eremo che sorge all’ombra di grandi faggi.
Il luogo è suggestivo, sospeso tra il lago e le erte pale rocciose, dette anche “mitre”, caratteristiche di questa parte centrale sul versante lacustre del Monte Baldo. Si tratta infatti di grandi speroni rocciosi di forma triangolare con la punta rivolta verso l’alto, costituiti da bancate di calcari grigi. La loro curiosa formazione spiega l’orogenesi del Monte Baldo. Infatti, nella sua evoluzione tettonica e morfologica la dorsale baldense ha avuto un piegamento anticlinale e sinclinale sotto la spinta della zolla africana verso quella indoeuropea. La piega anticlinale si è coricata, sfasciandosi verso est e gli strati rocciosi superficiali, rotti alla sommità dalla forte pressione, sono scivolati a ovest verso il fondo vallivo oggi occupato dal lago. Questo slittamento degli strati rocciosi avviene ancora oggi ed è responsabile della frequenza dei piccoli fenomeni sismici riscontrabili nel Baldo (circa 500 scosse l’anno). Le pale risultano quindi dallo sbucciamento degli strati rocciosi superficiali e hanno assunto la caratteristica forma a “mitria” (dal nome del copricapo vescovile), conosciuta anche come “ferro da stiro”.
L’attuale chiesetta è costruzione abbastanza recente. Fu infatti eretta nel corso dell’Ottocento coi soldi raccolti tra gli emigrati di Malcesine in America. Fonti storiche certe attestano però la presenza d’una piccola chiesetta dedicata a S. Zeno già nell’XI secolo, nel luogo dove, secondo la tradizione, vissero tra l’VIII e il IX secolo i santi eremiti Benigno e Caro. Di loro non si sa quasi niente, si ipotizza che fossero eremiti agostiniani. Quel che è certo è che il loro culto era molto vivo ancora nel XVI secolo. Oggi è loro dedicata la chiesa di Cassone, dove sono venerati il 26 luglio, e le loro reliquie sono custodite nella chiesa detta della Disciplina a Malcesine.
Dall’eremo si prosegue lungo la stradina che passa accanto ad una grotta artificiale alla base della rocciosa Pala di S. Zeno, attraversa la valle dei Molini ai piedi della rocciosa parte del Pravertone e risale il fianco opposto della valle fino ad un tornante marcato dalla presenza di un capitello dedicato alla Madonna. La stradina prosegue poi in piano e attraversa il solco della Val Perrara immediatamente prima di guadagnare il dosso prativo detto Porta del Vescovo. Da qui la stradina inizia a scendere e raggiunge i pressi di Malga Fiabio, dove dirama a sinistra il sentiero che scende a Cassone (segnavia n. 9). Proseguendo per la stradina, ora in piano, si supera un’edicola votiva e si s’arriva nei pressi del grande traliccio dell’elettrodotto, appena discosto dal dosso di Malga Fiabio, dove dirama a destra il sentiero che sale al Co’ dei Piombi (segnavia n. 7).
Proseguendo sulla stradina si riprende la discesa nel bosco, si passa nei pressi della sorgente Marola e si traversa in discesa il solco della Val Strova superando la sbarra che impedisce il transito dei veicoli. Infine la stradina sfocia sul bel ripiano prativo di S. Maggiore e lo traversa interamente. Al termine del ripiano la strada diviene asfaltata e appena oltre un capitello votivo la si lascia (bivio itinerario n. 13 per S. Michele) per imboccare a sinistra il ripido viottolo che diviene più avanti uno stradello asfaltato e cala sulla strada Panoramica di Malcesine in corrispondenza dell’edicola di Zeno. Si segue verso destra la strada Panoramica per circa 150 metri e poi si piega a sinistra per Via Rocchetta. Dopo ancora 50 metri si lascia Via Rocchetta per seguire a sinistra lo stradello che cala tra terrazzi d’olivo alla sottostante Via S. Antonio che si segue a destra in ripida e panoramica discesa fin nell’abitato di Malcesine, dove Via S. Antonio termina nei pressi della stazione inferiore della funivia Malcesine-Monte Baldo.