Project Description
Dorsale delle Frazioni “Renzo Giuliani” -
località | quota | distanza | andata | ritorno | difficoltà |
Parona, Largo Stazione Vecchia | 70 | – | ↓ | 0.00 | – |
Parona, Via Monastero (bivio sent. 261) | 71 | 50 | 0.00 | 0.20 | T |
Strada dei Monti, pressi di contrada le Coste | 188 | 1320 | 0.25 | 0.20 | T |
bivio variante di Monte Cavro | 166 | 1250 | 0.20 | 0.04 | T |
bivio allacciante n. 1 di S. Rocco | 150 | 190 | 0.03 | 0.16 | T |
S. Rocchetto (bivio variante di Monte Cavro e allacciante 1A) | 154 | 810 | 0.17 | 0.12 | T |
Quinzano, Via S. Rocchetto (bivio variante Piana dei Ronchi) | 109 | 420 | 0.07 | 0.03 | T |
Quinzano, piazza principale (fermata bus n. 24/96) | 98 | 270 | 0.03 | 0.05 | T |
bivio sent. 268 e 262A | 135 | 310 | 0.05 | 0.08 | T |
Strada Monte di Villa (bivio allacciante n. 2 di Via Villa) | 164 | 340 | 0.08 | 0.02 | T |
bivio di Monte Ongarine (bivio sent. 262A) | 173 | 130 | 0.02 | 0.19 | T |
Avesa, Via Gazzo (bivio allacciante n. 3 di Via Santini) | 111 | 780 | 0.14 | 0.01 | T |
Avesa, Piazzetta Plebiscito (bivio sent. 262 e 257) | 109 | 50 | 0.01 | 0.15 | T |
chiesetta di S. Giuliana (bivio allacciante n. 5) | 250 | 1090 | 0.25 | 0.05 | T |
pressi 2^ Torricella (bivio sent. 263 e fermata bus n. 70/95) | 272 | 390 | 0.05 | 0.10 | T |
Via Torricelle, pressi del Minigolf (fermata autobus n. 70/95) | 256 | 560 | 0.10 | 0.25 | T |
Poiano, Via Sottocastello (bivio sent. 263A) | 97 | 850 | 0.20 | 0.00 | T |
Poiano, Via Sottocastello (bivio allacciante n. 10) | 92 | 70 | 0.00 | 0.05 | T |
Poiano, sottopasso strada provinciale 6 | 82 | 420 | 0.05 | 0.35 | T |
Novaglie | 138 | 1750 | 0.35 | 0.30 | T |
località Piloton (bivio sent. 264) | 149 | 1580 | 0.30 | 0.25 | T |
Montorio, pressi della Pieve e laghetto Squarà (bivio sent. 266) | 65 | 1190 | 0.25 | 0.10 | T |
Montorio, nuova chiesa parrocchiale (fermata bus n. 13/98) | 61 | 760 | 0.10 | ↑ | T |
totale | – | 14.580 | 4.30 | 4.30 | – |
È l’itinerario della classica gita “fuori porta” dei cittadini veronesi, frequentato in ogni stagione dell’anno, in particolare nelle stagioni intermedie e in inverno. Ideato e realizzato nel 1980 da Renzo Giuliani, storica figura dell’alpinismo e dell’escursionismo veronese al quale è stato poi dedicato, l’itinerario è segnalato in giallo e blù, i colori della città di Verona, e si snoda sulle panoramiche colline a ridosso della città, dalla frazione di Parona a quella di Montorio attraverso i borghi di Quinzano, Avesa, Poiano e Novaglie. L’ambiente è di terrazzi coltivati ad olivo e vite, tra case coloniche e le numerose ville diffuse sul rilievo collinare a ridosso della città. Solo nell’ultima parte, dopo il borgo di Poiano, il paesaggio cambia un po’ per l’attraversamento in piano della Valpantena prima di riprendere ancora, fra terrazzi d’olivo e vigne, il paesaggio collinare tra Novaglie e Montorio.
Grazie anche ai numerosi itinerari (le così dette “allaccianti”) che dai quartieri nord della città (Veronetta, Valdonega, Borgo Trento, Ponte Crencano e Ca’ di Cozzi) raggiungono il tracciato della Dorsale Giuliani, una fitta rete di viottoli, stradine e sentieri, facilmente percorribile e alla portata di tutti, copre l’intera aera collinare di Verona. Ognuno può così ritagliarsi il percorso più adatto alla propria gita fuori porta, in funzione del tempo a disposizione e del punto di partenza e d’arrivo scelti. La rete degli autobus cittadini serve tutti i borghi attraversati dalla Dorsale Giuliani, i punti di partenza delle diverse allaccianti, nonché numerosi punti intermedi di quest’ultime e della Dorsale Giuliani, così da poter iniziare, terminare o anche interrompere l’escursione in qualsiasi momento.
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Dalla strada provinciale n. 1 della Valpolicella, una cinquantina di metri dopo l’uscita della provinciale dalla galleria (fermata bus cittadino: n. 21 feriale, n. 93 festivo), si imbocca verso nord Via del Monastero e la si lascia dopo 40 metri (dove prosegue l’itinerario n. 261 per Montecchio) per seguire a destra Via Torcolo. La stradina fiancheggia il muro di cinta di Villa Monastero, supera un’edicola dedicata al Sacro Cuore e alla fine del muro di cinta prosegue ancora per un po’ prima di piegare decisamente a destra con un tornante e divenire uno stradello sterrato che sale deciso a guadagnare un bel ripiano di ulivi e vigne. Lo stradello sfocia su una stradina asfaltata che si segue in piano per confluire dopo 250 metri sulla Strada dei Monti. Si prosegue dritto sulla Strada dei Monti e dopo 150 metri, appena oltre una curva verso sinistra, la si abbandona per imboccare la stradina sterrata che prima va in piano, poi in discesa e prosegue in piano a lambire la vasta piana carsica dei Ronchi. Raggiunta l’opposta estremità del ripiano, si prosegue ancora sulla stradina sterrata e quando diviene asfaltata la si percorre ancora per un centinaio di metri prima di abbandonarla, in corrispondenza di una decisa curva a sinistra, e seguire a destra lo stradello sterrato che con andamento in leggera discesa raggiunge il bivio della variante del Monte Cavro e poco oltre, nei pressi di una villa, il bivio con l’itinerario della allacciante n. 1 proveniente dalla chiesa di S. Rocco. Lasciato a destra l’itinerario della allacciante n. 1, si prosegue sullo stradello e con leggeri saliscendi fra terrazzi d’olivo si raggiunge l’eremo di S. Rocchetto, magnifico poggio panoramico a balcone sulla città, molto frequentato dai veronesi in ogni ora e stagione dell’anno.
Il luogo è un’oasi di pace, gestito dagli scouts veronesi. L’edificio chiesastico è costruito sulle pendici meridionali del Monte Cavro, luogo che fin dalla preistoria aveva assunto una connotazione religiosa. Durante l’età del bronzo, infatti, vi si trovava un castelliere forse luogo di divinazione del sole e degli astri. In età medievale, durante il periodo delle crociate, i pellegrini di ritorno dalla Terrasanta eressero tre croci e uno spazio scavato nello scabro terreno del colle, simile al Monte Calvario, da cui il toponimo Monte Cavro attribuito alla soprastante sommità. L’attuale edificio, con la chiesetta, le absidi e il campanile, risale al XV secolo, inizialmente dedicata al Santo Sepolcro e oggi denominata “di San Rocchetto” per distinguerla da quella di S. Rocco che sorge più in basso ai piedi del colle. Sul finire del XVI secolo l’edificio venne ampliato tramite la costruzione di un corpo di fabbrica addossato alla facciata, costituito da un porticato a tre arcate di accesso all’edificio sormontato da una sala al primo piano. Negli stessi anni fu decorato l’interno con gli affreschi raffiguranti le Storie di San Rocco, commissionati da Giovanni Antelmo detto “Sposino”, terminati nel 1595 e ultimamente oggetto di restauro conservativo (1983). Gli ultimi interventi consistenti si ebbero all’inizio del XVIII secolo, quando venne costruita la scalinata che conduce al portico d’ingresso alla chiesa, e la copertura a pigna del campanile venne sostituita con l’attuale a quattro falde.
Dal cortile a fianco dell’eremo si esce all’esterno del muro di recinzione e, lasciato a sinistra il panoramico sentiero della variante per il Monte Cavro, si segue in discesa lo stradello scandito dalla presenza delle stazioni della Via Crucis e si cala a Quinzano. Al termine della discesa lo stradello sfocia in Via Ca’ Nove Ronchi che si segue a destra per il centro del borgo.
Ubicato all’uscita in pianura del solco vallivo compreso tra le alture di Monte Ongarine e del Monte Cavro, Quinzano può vantare uno dei maggiori ritrovamenti della paleontologia: un osso occipitale umano (Homo Quintianensis) del Paleolitico, risalente a 200 mila anni fa, venuto alla luce in località Villa di Quinzano e oggi conservato nel Museo di Storia Naturale di Verona. Nell’VIII secolo visse tra le colline del borgo un santo eremita, S. Alessandro, che fu tra il 712 e il 725 il 40° vescovo di Verona. Sul suo sacello, probabilmente sulla sommità del monte che oggi ospita la chiesa di S. Rocchetto, furono costruite le strutture più antiche dell’attuale chiesetta di S. Rocchetto. Nel secolo successivo, un altro illustre figlio di Quinzano, l’Arcidiacono Pacifico, fece consacrare a S. Alessandro l’attuale chiesa di S. Rocco, ai piedi del colle. Solo dal 4 luglio 1486, dopo la terribile peste che colpì Verona tra il 1478 e il 1480, la chiesa inizialmente dedicata a S. Alessandro, fu dedicata al culto del santo francese, particolarmente invocato nel Medioevo quale protettore conto la peste.
Dalla piazzetta della chiesa parrocchiale di Quinzano si percorre il breve vicolo che sfocia sulla piazza principale e la si attraversa per imboccare sul lato opposto Via Tosi e la si percorre in salita per un centinaio di metri fin quasi a sfociare sulla Piazzetta S. Valentino. Piegando decisamente a sinistra tra le case si esce infine dal borgo per uno stradina asfaltata che fiancheggia il muro di cinta dell’antico castello del borgo. Alla fine del muro di cinta si lascia a sinistra lo stradello percorso dagli itinerari n. 262A e 268 e si prosegue dritto fin dove termina la stradina e inizia il sentiero che fiancheggia un altro muro di cinta e guadagna la dorsale collinare tra Quinzano e Avesa percorso da una stradina sterrata. Lasciato a destra il ramo della stradina che cala nel quartiere di Ponte Crencano, presso le piscine di Via Santini (allacciante n. 2), si segue la stradina verso sinistra. Percorsi 150 metri, si lascia la stradina e l’itinerario n. 262A per il Monte Ongarine e si imbocca a destra il viottolo che corre in piano per un tratto e poi cala deciso in un tunnel verde di vegetazione fino a sfociare tra le case del borgo di Avesa. Ripreso l’asfalto si segue in leggera discesa Via Gazzo (a metà una bella edicola in pietra) e, superato il ponticello sul Progno di Avesa, si sbocca in Via Torrente Vecchio che si attraversa per infilare il breve vicolo che conduce alla vicina Piazza Plebiscito, col caratteristico platano, la storica trattoria e la fontana con la statua del leone, risalente al 1877 (fermata bus cittadino: n. 23 feriale, n. 97 festivo).
Tra le case del borgo nasce il piccolo fiume Lorì, che già in epoca romana alimentava l’acquedotto della città. Nel XIII secolo Cansignorio costruì addirittura una fontana nella centrale Piazza Erbe alimentata con acque del Lorì. Ben cinque i mulini che funzionavano nell’Ottocento lungo il corso del piccolo rio e da allora e fino al primo dopoguerra furono centinaia le “lavandare” di Avesa che utilizzarono il piccolo rio per pulire i panni di mezza Verona (alberghi, ospedali e famiglie benestanti della città). Nella parte più storica del borgo sono ancora visibili i numerosi lavatoi in pietra.
Da Piazza Plebiscito si imbocca Via Indentro, tra belle case restaurate. Al civico 66 si infila la ripida viuzza che sale a sinistra, piega subito dopo a destra ed esce dal borgo per una ripida rampa cementata. Più avanti la viuzza diviene un viottolo che raggiunge una casa colonica con bella meridiana e prosegue in salita tra coltivi e macchie di bosco fino a sfociare sullo Stradello S. Giuliana. Lasciato a destra il ramo dello stradello che va in piano in direzione di S. Mattia (allacciante n. 5), si segue quello asfaltato di sinistra che sale ad immettersi sulla strada principale delle Torricelle (Via S. Giuliana) e la si segue a sinistra. Dopo 150 metri, nei pressi della 2^ Torricella, si incontra il bivio (fermata bus cittadino: feriale n. 70, festivo n. 95) dove dirama a destra in discesa Via Sommavalle, percorsa dagli itinerari di allacciante n. 6 e 7, rispettivamente in direzione di Porta Trento e del quartiere di Valdonega. Subito dopo, in corrispondenza del cancello di Villa Fraccaroli, è l’incrocio tra Via S. Giuliana dalla quale si proviene, con Via Bonuzzo S. Anna (percorsa dall’itinerario n. 263) che prosegue dritto in salita e Via Torricelle, che va invece in piano verso destra. Si segue quest’ultima per circa 400 metri fino al Minigolf della città e 100 metri dopo la si abbandona per imboccare a sinistra la stradina che s’affaccia con bel panorama sulla Valpantena e cala in direzione di Poiano. Dopo 120 metri si lascia la stradina e si imbocca a destra il sentiero che cala ripido nel bosco. Il sentiero termina nella stretta Via Sottocastello a Poiano che si segue in discesa per entrare nel borgo. Al primo incrocio si lascia a sinistra la strada in direzione della chiesa del paese (percorsa dall’itinerario n. 263A) e si va a destra per una cinquantina di metri fino al vicino incrocio di Via Sottocastello con Vicolo di Sotto e, lasciata a destra Via Sottocastello lungo la quale corre l’itinerario dell’allacciante n. 10 in direzione del quartiere di Borgo Venezia, si percorre Vicolo di Sotto fino all’incrocio con Via Poiano, la strada principale che attraversa il borgo (fermata bus cittadino: n. 31 e n. 52 feriale, n. 92 festivo).
Attraversata la via principale si imbocca quasi di fronte Via Segorte e la si percorre interamante fino al sottopasso della provinciale della Valpantena. Via Segorte prosegue oltre il sottopasso attraverso la piana tra i vigneti della Valpantena. Dopo 350 metri dal sottopasso si prosegue dritto seguendo la stradina sterrata di Contrada Moranda attraverso la Valpantena. La strada sterrata diviene asfaltata poco prima di confluire sulla strada tra S. Felice Extra e Nesente. Alla confluenza si attraversa la strada e si infila il sentiero che parte giusto in corrispondenza di una grossa croce in pietra, s’inoltra nel bosco e sale in breve al borgo di Novaglie, sulla sommità della dorsale collinare.
Si entra nel borgo dal monumento ai caduti e seguendo la strada in salita si arriva all’incrocio principale in centro paese dove si prosegue dritto per la stradina che va in leggera discesa e prosegue poi per sentiero lungo l’antica via Molinara che univa un tempo Novaglie a Montorio. Il sentiero contorna in piano la sottostante piana della Campagnola e prosegue ombreggiato nel bosco rasentando per buon tratto il muro di cinta di una villa fino alla fontana delle Streghe. Poi riprende a salire e raggiunge in breve tra gli olivi la dorsale tra Valpantena e Val Squaranto e il bivio con l’itinerario n. 264 che la percorre in direzione di S. Fidenzio e Maroni. Pochi metri oltre si raggiunge il Pilotòn, megalite di roccia calcarea, di forma fallica, che si erge dal terreno per m 3,20 e circonferenza di m 2,05 alla base e m 1,80 alla sommità. Un megalite sacro, secondo gli studiosi, eretto in luoghi particolari per propiziare la fertilità della terra e probabilmente collegato alla presenza di tre villaggi dell’Età del Bronzo Medio (1500 a.C.) nelle sue vicinanze. Subito dopo il Pilotòn si incontra un secondo bivio. Qui si lascia a sinistra lo stradello percorso dall’itinerario che scende a Mizzole (segnavia n. 264) e, a destra, la stradina Preafitta, percorsa dall’allacciante n. 11, che prosegue dritta lungo la dorsale collinare in direzione del forte di Montorio e di Ponte Florio e si cala per il sentiero (l’antica Via Molinara) che scende dritto e ripido in direzione di Montorio. Raggiunto il piano del fondovalle si segue la stradina asfaltata che corre in piano. Al suo termine, in località Ponte Verde, si passa il ponte sul Progno della Val Squaranto e si attraversa la strada provinciale, ormai nei pressi della Pieve dell’Assunta di Montorio e della risorgiva del laghetto Squarà. Si segue la via pedonale, ancora per breve tratto fiancheggiando l’argine del Progno, fino a sfociare in Via degli Oleandri e al primo incrocio si segue a sinistra Via dei Cedri, si riattraversa il ponte sul Progno e si sfocia nella piazza della chiesa parrocchiale del paese (fermata bus cittadino: n. 13 feriale, n. 98 festivo).